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Graziano Stacchio


Massimo Gramellini
Che Fuori Tempo Che Fa, sabato 7 febbraio 2015

"Graziano Stacchio ha 65 anni e da 50 gestisce lo stesso distributore di benzina a Ponte di Nanto, nel vicentino. Non ha mai esplorato il mondo, eppure il mondo ha esplorato lui, andando a trovarlo almeno due volte nella piazzuola dove sorge il suo distributore. La prima qualche anno fa, quando un'auto finì nel canale che scorre lì davanti e Stacchio non esitò a tuffarsi dentro l'acqua gelida per tirare fuori la donna che era al volante. In quell'occasione gli diedero una medaglia al valore civile.
La seconda risale a martedì scorso, 3 febbraio. Intorno alla sette e mezza della sera Stacchio ha notato due auto fermarsi davanti a una gioielleria non lontana dal distributore. Ha visto scendere uomini armati di fucili e di mazze che hanno cominciato a percuotere la porta blindata. Ha pensato a Genny, la commessa, a quell'ora da sola dentro il negozio. L'ha immaginata nel retrobottega, tremante di paura.Allora ha gridato ai rapinatori "andate via che arrivano i carabinieri". Ma quelli non lo ascoltavano e così ha preso il coraggio e le chiavi di casa. Ha fatto di corsa i pochi metri che separano il distributore dall'abitazione, ha afferrato il suo fucile da caccia ed è tornato in strada,sparando un colpo in aria.
Uno dei banditi ha risposto al fuoco, poi si è sganciato dal resto della banda per dirigersi verso Stacchio, puntandogli addosso il kalashnikov. Il benzinaio non lo ha lasciato avvicinare.Ha mirato alle gambe, poi ha schiacciato il grilletto.
Il bandito Albano Cassol, un nomade di 41 anni con fedina penale chilometrica e un'esperienza ventennale in furti e rapine, si è trascinato fino a una delle auto. I carabinieri lo hanno ritrovato duecento metri più in là, chino sul volante e dissanguato. La pallottola lo aveva colpito appena sopra il ginocchio, causandogli un'emorragia.
Da quel momento il mondo intorno a Stacchio è impazzito. La procura lo ha indagato per eccesso di legittima difesa, anche se pare si tratti solo di un atto dovuto. Mentre i parenti della vittima hanno detto che gli faranno causa per il risarcimento danni.
Sull'altro fronte l'intero Veneto è insorto in sua difesa. L'amico gioielliere, pur di scagionarlo, si è inventato di essere stato lui a sparare. Il sindaco di un paese vicino - che ha un nome da fumetto, Joe Formaggio, e dorme col fucile sotto il cuscino - si è fatto fotografare con la maglietta "Io sto con Stacchio". Su Facebook le pagine in suo onore hanno raccolto ventimila adesioni in poche ore. La Lega lo santifica, il PD lo giustifica, i giornali di destra lo erigono a simbolo dei cittadini indifesi in preda a una criminalità dilagante e impunita. Tutti, ma proprio tutti, lo chiamano eroe. 
Tutti meno uno. Lui. Lui che non riesce ad alzare gli occhi dall'asfalto mentre dice: 
"L'altra volta avevo salvato una vita. Stavolta l'ho tolta. Non so se lo rifarei. Un uomo che uccide un altro uomo non può mai essere considerato un eroe."
Di fronte al suo dilemma interiore l'unica reazione possibile rimane il silenzio. Cosa avremmo fatto al suo posto? 
Ma soprattutto cosa avrebbero fatto quelli che adesso sbandierano la sua storia e la usano cinicamente per i loro interessi di bottega?
Sono tutti buoni a fare gli eroi con il fucile e la coscienza di un altro."


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